trans
Yara, la cagna e il bull Cap.4 P.3
di Lorella65Trav
20.10.2024 |
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"“Adesso, girati sulla pancia che ti massaggio tutta” mi disse S..."
Ero appena stata deflorata da M. che con la sua grossa verga, mi aveva schiantato l'ano e, subito dopo, anche la seconda “porta” e, poi, proseguire fino alle più remote profondità. Pur nella consapevolezza di quello che mi aspettava, non immaginavo, tuttavia, quanto potesse essere lancinante, quasi disumano e insopportabile il dolore che avrei sentito ma il sogno di diventare donna e trans che stava per realizzarsi, era molto più grande di qualsiasi dolore.
Sapevo però, per aver visto che le altre mie compagne di percorso verso la transizione, poco alla volta sentire quel immenso dolore lasciare il posto ad un crescente piacere, che ciò sarebbe successo anche a me e, infatti, così era accaduto e la copiosa e calda sborrata che mi riempì le visceri, segnò il completamento del percorso che avevo deciso di intraprendere ormai anni prima.
Restava, tuttavia, ancora un persistente dolore però molto più affievolito grazie alle slinguate che con tanta passione e totale dedizione, S. mi aveva fatto all'interno e intorno all'ano che non solo mi avevano dato sollievo ma anche procurato un piacere che definire intenso non ne renderebbe bene l'immagine e che mi aveva portato più volte ad eiaculare lunghi e densi schizzi di sborra.
“Mi hai fatto impazzire di piacere e sei davvero una donna assatanata di sesso.” le avevo detto.
“Tesoro, questo è niente rispetto a quello che adoro nel fare sesso e stanotte ti farò vedere di cosa sono capace di fare perché sono senza limiti e, soprattutto, insaziabile.” mi rispose.
In quel preciso momento, il cellulare di M. squillò e rispondendo alla telefonata parlò per una manciata dai minuti e, al termine, ci disse “Era il Capitano che mi ha comunicato che, fra circa un'ora, inizieremo la manovra di attracco e ormeggio nel porto.
Fra 30 minuti lo raggiungerò in plancia e, perciò nel frattempo, c'è tutto il tempo per fare una bella e corroborante doccia e, se poi vi va di salire in coperta, Yara, potrebbe provare l'emozione di vedere come avviene la manovra e godere anche della vista della costa e della città illuminata.
E' una bellissima serata e, fino a quando saremo ancora lontani dal porto, sarà possibile godersi lo spettacolo delle stelle nella notte buia. S. ne è sempre stata affascinata e, sono certo che anche per te sarà una bella esperienza ma, non dimenticare che anche se siamo in estate, sul ponte, c'è sempre un po' di vento, per cui mettiti qualcosa che ti tenga più protetta.”disse .
Ma io replicai “Che sbadata che sono, non avevo messo in conto che sarebbe stato necessario avere qualcosa che mi proteggesse dal vento e dall'umidità stando sul ponte e, adesso, come faccio?”
“Cara e bellissima Yara, non ti preoccupare, ti darò una delle mie giacche a vento.” disse S.
“Grazie, per fortuna ci sei tu a risolvermi questo problema.” le dissi ed ero così contenta che l'abbracciai e la baciai sulla guancia ma lei, invece, dopo avermi guardato con occhi pieni di desiderio, avvicinò la bocca alla mia e mi diede un profondo bacio pieno di passione.
“Ehi! Ma sei proprio indemoniata di sesso, ovviamente scherzo! Ora, però, ho solo desiderio di una bella doccia e poi salire sul ponte, tanto abbiamo un'intera notte per giocare, non credi?” le dissi.
“Hai ragione, scusa ma è talmente tanta la voglia di te che mi sono lasciata andare per un attimo. Va' a fare la doccia, poi indossa qualcosa di comodo e, quando avrò finito anch'io di risistemarmi, te ne porto una davvero favolosa.” mi rispose dopo essersi staccata da me e lasciandomi il sapore della sua lingua e del profumo della sua pelle che mi avevano un po' inebriata la mente.
Pochi minuti dopo, sotto la scrosciante acqua poco più che tiepida che portava via la schiuma di cui mi ero completamente ricoperta, arrivata con le mani alle mie natiche ne approfittai per tastarmi l'ano convinta che fosse ancora ampiamente aperto come una caverna e, invece con grande meraviglia e sollievo sentii che, grazie alla sua elasticità, era tornato pressoché normale.
Dopo essermi asciugata, mi sedetti sul letto e iniziai a passarmi la crema rinfrescante su tutto il corpo partendo dai seni e dai capezzoli che, investiti dal getto dell'acqua, si erano molto inturgiditi .
Poi, le mani scesero sull'addome e i fianchi, procurandomi la consueta piacevolissima sensazione di sentire la pelle morbida e liscia ma proprio quando stavo per passare alle cosce, rivolgendo lo sguardo verso il grande specchio di fronte al letto, rimasi quasi paralizzata per quello che vidi.
Seduto sul letto, un ragazzino forse appena adolescente mi guardava sorridente “Ciao Yara, sei diventata un vero splendore.” mi disse e, solo in quel momento, mi accorsi che quel ragazzino ero proprio io! Era un apparizione o una mia strana suggestione? mi sembravano entrambe improbabili.
“Ciao, ma tu sei me alla mia/tua età?” gli chiesi con occhi sgranati per la meraviglia..
“Certo! E tu sei proprio come io sognavo di diventare.” mi rispose e poi aggiunse “Se penso da dove sei partita, da quel quartiere così difficile e con un padre padrone violento, e adesso hai un elegante portamento e ti esprimi così bene, sono felice per tutto quello che sei riuscita a fare.”
“E' vero, è stato un vero colpo di fortuna aver incontrato quella trans che batteva sul lungomare che mi ha dato l'opportunità di andare a vivere nella villa del “Professore” una persona buona e generosa che mi ha aiutato in tutto e per tutto a diventare quella che sono. Ma tu, ovviamente, queste cose le sai già.” gli risposi.
“Certo, le so bene ma, devo anche dire, che sei esattamente come sognavo di diventare.” rispose e aggiunse “Beh, adesso devo proprio andare. Si è fatto tardi e, tra poco, devi vestirti e andare sul ponte e godere della bella serata. Sono contento, anzi contenta, che tu abbia pensato a me e che questo mi abbia concesso di apparire a te anche se solo per pochi minuti.” concluse.
“Tesoro mio, sapessi quante volte ti ho pensato e ho ricordato i momenti in cui hai/ho scoperto di essere nata nel corpo sbagliato e che desideravo con tutta me stessa di diventare quella che sono adesso ma forse perché un'ora fa sono diventata ancora più femmina dopo aver affrontato questa femminilizzazione fisica che, anche se particolarmente dura e dolorosa era necessaria e allora ho pensato a te tanto intensamente che mi sono rivista nello specchio alla tua/mia età.” risposi.
“Ciao Yara, sono certa che avrai grande successo in questa vita che hai scelto fortemente voluta. Non so se ci rivedremo più ma, ti prego, portami sempre nel tuo cuore.” e dicendo questo sparì e apparsi di nuovo io nello specchio con l'accappatoio aperto e perciò quasi nuda e con un asciugamano messo a turbante intorno ai capelli ma per l'intensa commozione che avevo provato, notai i mie occhi lucidi forse per una lacrima che riuscii, comunque, a trattenere.
Mi sentii, allora, fiera di me e di quanto ero riuscita a fare realizzando così il mio e il suo, sogno e la malinconia presto passò lasciando il posto a un tenero sorriso per quel ragazzino che ero stata.
In quel momento, sentii qualcuno che bussava insistentemente alla porta e solo allora mi resi conto che tutto quello che era avvenuto, era stato solo un sogno, un bellissimo sogno, che mi aveva così tanto emozionata fino a commuovermi tant'era vero che avevo le guance rigate da due lacrime.
Allora mi alzai e andai alla porta, era S. che, entrando con un sorriso smagliante, mi disse .
“Ecco, ti ho portato la giacca a vento e sono sicura che ti starà benissimo, mettila e fammi vedere.”
ma, accorgendosi che ero ancora con l'accappatoio addosso e tutta nuda, esclamò “Ma non ti sei ancora vestita? Dai, mettiti qualcosa di comodo ma fai presto perché stiamo quasi vicini al porto.”
“Scusami, mi ero addormentata, forse per la stanchezza accumulata per il sesso fatto con te e M. Dammi solo dieci minuti, giusto il tempo di finire di mettermi la crema sul corpo e vestirmi.”
Finito di massaggiarmi con la preziosa crema che avevo avuto a disposizione, quindi infilai un paio di leggins strettissimi che mi fasciavano le natiche come una seconda pelle al punto che lo spacco era molto in evidenza e mettevano in gran risalto anche i fianchi e le gambe.
Quindi, calzai un paio di scarpe da ginnastica per stare più comoda su in coperta e, infine, dopo aver sciolto i capelli nerissimi e molto lunghi, indossai una comoda felpa e, infine, la giacca a vento e, con grande vezzosità, girai su me stessa quasi come fossero passi si samba.
“Ti sta davvero alla grande e, con i leggins favolosi che hai messo e con le scarpe bianche da ginnastica sembri addirittura una adolescente e direi anche molto desiderabile.” esclamò contenta.
“Grazie, sei davvero gentile. Mi piace molto questa “mise” che mi mette allegria.” le risposi.
“Sei proprio una ragazza splendida e non solo per l'aspetto ma anche per come sei dentro e questa unione di bellezza esteriore con quella interiore, ti rende una donna più unica che rara e, se devo essere ancora più sincera, mi attrai tantissimo e sarei felice se diventassimo amiche e, ovviamente, a partire dall'esserlo anche molto intime perché, lo sai già quanto io desideri il tuo cazzo.” mi disse.
“Lo so bene e posso dirti che, dopo esserci già conosciute così intimamente, non ti posso nascondere che, al di là del fatto che sono qui per lavoro, anch'io tu mi attiri davvero moltissimo.”
“Forza, dai, prima che ti salti addosso per succhiarti e farmi montare da te, è meglio che andiamo di sopra, tanto tra non molto passeremo una notte di sesso sfrenato.” rispose S. con malcelata libidine.
Sul ponte, era una splendida serata di mezza estate e le stelle brillavano di una luminosità intensa nel buio che circondava lo yacht che lentamente si avvicinava al porto con le sole luci di navigazione notturna e a quell'ora l'aria, leggermente frizzante era decisamente molto piacevole.
Guardai verso la plancia, il Capitano era al timone con al suo fianco M. che, ogni tanto, si rivolgeva a lui dicendogli qualcosa e l'atmosfera che si intuiva tra i due era serena come tra amici di vecchia data mentre Samuel, il mozzo, girava indaffarato a controllare che tutto andasse bene.
Mi tornò, all'improvviso in mente, la scena del film “Titanic” nella quale la protagonista con le mani appoggiate sulla ringhiera della punta del ponte, si lascia attraversare dal vento che le scompiglia i capelli e mi venne spontaneo farlo anch'io.
Fu un'esperienza bellissima sentire il venticello fresco e frizzante che accarezzava il mio viso spingendo indietro i miei capelli e per quella sensazione di intenso benessere, che presto si trasformò in un intimo piacere di serenità e di pace interiore, aprii la zip della giacca a vento e, immediatamente, sentii i miei capezzoli di nuovo durissimi spingere forte da sotto la felpa.
All'improvviso, due braccia mi cinsero lo strettissimo girovita e, un attimo dopo, quelle mani salirono e si appoggiarono forte su seni stringendo le punte dei capezzoli mentre sentivo un altro seno che spingeva da dietro sulla parte alta della mia schiena.
“Che meraviglia stare qui, vero tesoro?” chiese la voce di S. mentre appoggiava una guancia al centro delle mie scapole posteriori e, poi, facendo salire le sue mani da sotto la felpa andava a strizzare lievemente i miei capezzoli che avevo lasciati senza il reggiseno.
“Sì, è un momento bellissimo quello che sto vivendo e non solo per il vento che dolcemente mi sfiora ma anche per il piacere che sto provando per le tue mani sui miei seni.” le risposi giusto un attimo prima di lasciarmi sfuggire un mugolio di piacere per la libidine che mi stava salendo.
Lei, allora si fece più audace e, dopo aver sfilato una mano dal mio capezzolo, l'appoggiò sul mio bastone di carne che, per la crescente eccitazione, era diventato talmente duro che addirittura mi doleva moltissimo a causa degli strettissimi leggins.
“Wow! Vedo, anzi sento, che hai una spaventosa erezione. Non vedo l'ora di succhiartelo!” esclamò.
“Ed io non vedo l'ora di scoparti in tutti i buchi!” risposi mentre un nuovo mugolio andava ad aggiungersi ai suoi gemiti di femmina ingorda di sesso.
“Se non stessimo in manovra di ormeggio, ti farei qui all'istante un sontuoso pompino.” disse.
“Quando saremo ormeggiati, torneremo nella tua cabina e te lo spingerò in fondo alla gola.” risposi.
Tornammo, allora, abbracciate nella parte interna della coperta e aspettammo che il Capitano, seguito costantemente anche via radio dall'Ormeggiatore, finisse le manovre e infine vedemmo scendere la passerella e Samuel che scendeva veloce per andare a fissare le gomene alle bitte.
Poi, ci raggiunsero anche M. e il Capitano che finalmente aveva un po' di tempo libero ed M. andò a prendere una bottiglia di Champagne per festeggiare la nostra amicizia e la bella serata.
Conversammo per un bel po' in modo molto piacevole ed io elogiai lo yacht per la sua imponente bellezza, il Capitano per la sua grande perizia nel navigare e effettuare alla perfezione la manovra di ormeggio e, infine, anche il cuoco e il mozzo che si erano dimostrati professionali, educati e gentili.
Forse mi sbilanciai un po' troppo negli elogi e, questo sicuramente perché pur essendo astemia mi ero lasciata convincere dalle rassicurazioni di M. che lo Champagne, in fin dei conti non era altro che l'insieme di tante bollicine leggere e innocue e, perciò, stavo per bere anche un secondo calice quando mi accorsi che ridacchiavo un po' troppo di cuore ed ero diventata molto euforica al punto che avevo iniziato a fare passi di samba ma subito dopo cominciai a barcollare un po' troppo vistosamente tanto che S. mi prese sottobraccio per condurmi verso le cabine.
Nel tragitto incrociammo Samuel, il bel mozzo, che ci salutò con affabilità ed S. colse l'occasione per chiedergli se l'aiutava a reggermi fino alla porta della cabina ma notai, nonostante non fossi molto presente a me stessa, che si erano scambiati uno sguardo che mi parve di intesa mentre lui mi sorreggeva con una mano sotto l'ascella fino alla porta non della mia cabina ma di quella di S. e M.
“Ma quella non è la mia porta!” esclamai mentre vedevo, con l'annebbiamento dovuto allo Champagne, che davanti ai miei occhi tutto ondeggiava lentamente.
“Certo, quella è la tua porta ma, forse è meglio che ti fermi qualche minuto da me visto lo stato in cui ti trovi ma vedrai che nel giro di un quarto d'ora tutto passerà sicuramente.” rispose S. mentre mandava una nuova occhiata a Samuel che sorrise con aria sorniona e che mi parve anche eccitata.
In quello stesso istante, mi tornò alla mente l'immagine di mio padre quando tornava a casa ubriaco dopo essere stato per un paio di ore nella bettola in cui andava tutte le sere e quello che era capace di fare quando era in quello stato nei confronti di tutti, compresi me e mia madre.
I miei freni inibitori, allora, all'improvviso si affievolirono perché mi sembrò che tutto potesse essere fatto, tanto in fondo era quello che volevo accadesse al di fuori della vita che avevo scelto.
Perciò, quando S. mi disse che per far passare la sbornia era meglio che mi spogliassi e mi stendessi sul letto e che mi avrebbe fatto un bel massaggio sulla schiena partendo dal collo e fino alle cosce, intuii cosa avevano in mente di fare e, devo dire, che non mi dispiacque affatto quell'idea.
Allora, per quanto riesco a ricordare, mi sfilai la felpa restando a seno nudo e Samuel mi sfilò le scarpe da ginnastica ma, mi risultò invece troppo difficile sfilarmi i leggins a causa della loro esagerata strettezza e, perciò, entrambi con non poca fatica, riuscirono a sfilarmeli mentre stesa sul letto, li aiutavo nell'impresa muovendo il bacino in modo che potessero, una volta superato “l'ostacolo” dei miei generosi fianchi e quello del mio culo ancora più generoso, potessero essere tolti e restai completamente nuda, poiché anche il perizoma si era già sfilato insieme ai leggins.
“Adesso, girati sulla pancia che ti massaggio tutta” mi disse S. già con occhi pieni di libidine.
Era davvero brava e il sentire le sue mani calde che mi massaggiavano il collo, poi le spalle e dopo i fianchi e i glutei, mi procurarono un forte benessere e un crescente piacere fino a farmi gemere per un più intenso piacere quando che sentii mentre iniziava a massaggiarmi dentro lo spacco e l'ano.
In quel momento, entrò anche M. che si sedette sul divanetto a guardare la scena alla quale evidentemente era già abituato da anni e che sapeva sicuramente che piega avrebbe preso quel massaggio che sua moglie mi stava facendo.
Sotto quei sapienti tocchi, gli effetti dello Champagne, presero lentamente a svanire e, infatti, quando S. mi fece girare supina e Samuel iniziò lentamente a leccarmi i capezzoli e a baciarmi sul collo e S. a leccarmi la cappella e, poi, ad avvolgere l'intera asta con la bocca fino ad arrivare allo scroto, il mio bastone di carne riprese immediatamente vigore fino diventare di nuovo durissimo.
“Che bel cazzo che hai, tesoro. Più lo guardo e più lo desidero!” disse la donna con lussuriosa voce.
Poi, si scostò per un attimo e si spogliò totalmente seguita da Samuel che si sfilò la maglietta, mettendo in mostra un fisico asciutto ma muscoloso con due pettorali molto ben sviluppati e, subito dopo si sfilò il bermuda e lo slip lasciando libero un poderoso cazzo che avvicinò al mio viso.
“Succhiami il cazzo” mi ordinò ed io, che l'avevo già desiderato fin dal primo momento in cui c'eravamo conosciuti, lo afferrai con una mano e lo imboccai totalmente fino a sentirne la punta battere sul fondo della gola mentre S. era già tornata a farmi un pompino coi fiocchi.
Un piacere immenso si propagò nel mio corpo e, soprattutto, nella mia mente e che divenne ancora più intenso quando S. mi salì sopra e, con la figa già bagnatissima, si abbassò su di me facendo sparire l'intera asta dentro di sé e iniziando subito ad andare su e giù con velocità crescente e, nello stesso momento, leccando e succhiando i miei capezzoli come una forsennata.
Poi mi abbracciò stretta, seno contro seno e mi infilò la lingua in bocca in un nuovo bacio pieno di passione e lussuria mentre Samuel, dietro di lei, la penetrava in un sol colpo nel didietro.
Scopammo per molto tempo, forse per oltre mezz'ora e i nostri gemiti riempirono la stanza portando M. all'acme del piacere, nel vedere la moglie in quella performance, che culminò con una serie di schizzi di sborra che salivano velocemente verso l'alto per poi ricadere dappertutto.
S. nel frattempo aveva avuto due orgasmi consecutivi che mi avevano inondato l'asta e il pube dei suoi umori mentre Samuel continuava nella sodomizzazione della donna senza sosta fino a quando, in piena sincronia con me, sborrammo contemporaneamente dentro quella femmina che, nel confermarsi una vera vacca da monta, ci incitò a non fermarci e continuare a montarla ancora e ancora urlando per altri quattro consecutivi violenti orgasmi e alla fine si accasciò addosso a me esausta e con respiro affannoso ma, nel giro di cinque, forse sei minuti, era già nuovamente preda della lussuria più sfrenata e volle che io e Samuel ci dessimo il cambio.
Così, mentre il mozzo andava a lavarsi accuratamente il suo cazzone, la feci mettere a pecorina e le piantai nel profondità delle sue visceri i miei 23 cm che per l'eccitazione del momento era già tornato ad essere in tiro e che diventò davvero durissimo sentendola gemere forte come una cagna.
Entrò con una facilità che era “semplicemente e direttamente” proporzionale alla larghezza della caverna che le aveva procurato l'asta, parecchio larga, del ragazzo che era tornato in quel momento.
La vacca, con occhi che sembravano quelli di una femmina invasata dal demone del sesso, gli disse di stendersi sul letto e, quando lui lo fece, si staccò da me, gli salì sopra e nuovamente fece sparire un cazzo dentro di lei, poi, dopo averlo cavalcato per molti minuti si abbassò sul torace di Samuel e mi disse “Dai, vieni e scopami il culo che ho una voglia incredibile di una doppia penetrazione.”
Allora, glielo ficcai di nuovo dentro il buco oscenamente largo e perfettamente rotondo e, sentii che il mio bastone strisciava lungo quello di Samuel mentre i fortissimi gemiti e il respiro sempre più affannoso della donna eccitarono nuovamente il marito che continuò a segarsi con furia.
Quando, dopo averle nuovamente riempita davanti e dietro e aver continuato a scoparla nonostante uscissero dalla figa e dallo sfintere anale continui rivoli della nostra sborra mentre lei ci incitava “Continuate, cazzo! Sono la vostra troia, la vostra vacca da montare. Continuate senza fermarvi!” per l'eccitazione nel sentire urlare quella femmina insaziabile e che si dimenava sotto i potenti affondi che le infliggevamo, la scopammo ancora a lungo fino a sborrare per la seconda volta consecutiva dentro di lei.
Alla fine, ci accasciammo sul letto totalmente sfiniti e rimanemmo immobili e ansimanti per una buona decina di minuti io e Samuel con lei in mezzo ma, a un certo punto, S. agguantò nuovamente i nostri cazzi che, quella volta però, non furono reattivi perché eravamo totalmente svuotati di forza e di sborra mentre, invece, lei non era ancora del tutto sazia di sesso, da vera indemoniata qual era.
“Ehi ragazzi, possibile che giovani e forti come siete, non vi viene più duro?” ebbe modo di dire.
“Lasciaci riposare per un po', per pietà” implorò Samuel.
“Ho capito, mi devo organizzare io!” rispose la cagna.
Si alzò, andò in bagno a lavarsi la figa e il culo e, ritornata dopo qualche minuto, si avvicinò al cassettone, lo aprì e tirò fuori qualcosa che nascose velocemente sotto l'accappatoio che indossava e si avvicinò a me che mi ero appena alzata dal letto e stringendo l'accappatoio con una mano quel qualcosa che aveva nascosto, mi disse.
“Tesoro, chiudi gli occhi che voglio farti una sorpresa che sono sicura ti piacerà molto.”
La vidi avanzare di un paio di passi mentre gli occhi le brillavano di una luce incandescente e col passo di una leonessa che sta per saltare addosso ad una gazzella.
Chiusi, allora gli occhi pur immaginando cosa stesse nascondendo e, con un po' di trepidazione aspettai che arrivasse davanti a me.
Invece, si fermò alle mie spalle e con una mano mi accarezzò le natiche.
“Che meraviglia di culo che hai, tesoro!” la sentii esclamare e contemporaneamente avvertii qualcosa sulla parte alta della schiena che poi, fece scendere lentamente fino ai fianchi.
“Vedo che ti si è accapponata la pelle.” mi disse in un sussurro ancora più lussurioso.
Pochi secondi dopo, avvertii la sua presenza davanti a me e, come aveva fatto prima, mi appoggiò lievemente quel qualcosa nello spacco del seno procurandomi una nuova eccitazione.
“Stringi le tue splendide tettone che te lo faccio sentire meglio.” sussurrò di nuovo con voluttà.
Strinsi, allora, con entrambe le mani i due seni l'uno verso l'altro e immediatamente avvertii che quell'oggetto aveva una forma rotonda lunga e larga che lentamente iniziò a salire e scendere.
“Ti piace?” mi chiese con voce roca.
“Sì, lo trovo molto eccitante. Sei diabolica in quello che stai facendo” risposi con voce eccitata.”
“Lo so!” mi rispose e proseguì “E come hai potuto constatare, sono anche una femmina assatanata di sesso tanto quanto lo sei anche tu. Adesso facciamo un gioco, io sarò la tua padrona e tu la mia schiava e ubbidirai ai miei ordini senza se e senza ma.” disse quasi sussurrando.
“Mi intriga questo gioco e farò qualsiasi cosa tu mi comanderai dirai di fare.” le risposi con eccitazione ma anche perché mi sarebbe potuto servire il giorno in cui avrei potuto fare anch'io il ruolo di Padrona se un maschio oppure una femmina o qualche coppia me l'avessero chiesto.
“Bene! Ora puoi aprire gli occhi.” mi disse stringendomi forte a sé, seno contro seno e in mezzo quel qualcosa che mi premeva tra le tette e che, al contatto, lo sentivo davvero molto grosso e duro.
Aprii, allora, gli occhi e abbassando lo sguardo in giù, vidi la cappella nerissima di un fallo di silicone che puntava verso l'alto fino ad arrivarmi quasi al mento quando veniva spinto in su.
“Ma è un cazzo enorme.” esclamai con una punta di paura.
“Zitta!” mi disse e, subito dopo “Sei la mia schiava e ricordati che devi solo ubbidire ai miei ordini e, soprattutto, alle mie voglie!.” rispose imperiosamente e proseguì dicendo. “Ora comincia a fare una bella spagnoletta facendo scorrere tutte e due le bocce in su e giù sfregandole sull'asta.”
Ubbidiente come avevo promesso, iniziai a muovere, con le mani, i grossi seni che nel loro movimento, sfregarono l'enorme fallo che continuava a lambirmi il mento.
“Bravissima, sei molto sexy e questa spagnoletta sta già dimostrando quanto sei troia.” disse.
“Ti piacerebbe prenderlo tutto in bocca, immagino.” sussurrò di nuovo e mi sembrò che parlasse con lo stesso tono sibilante che aveva usato il serpente per convincere Eva a mangiare la mela.
“Mi piace molto fare i pompini a bei cazzoni grossi e duri ma mi piace anche prenderli nel culo, visto che quello di tuo marito mi ha fatto godere moltissimo e mi piacerebbe provare anche quello di Samuel” risposi.
“Bene! E' proprio quello che volevo sentirti dire, Perciò, ora mettiti a pecorina, come hai fatto un'ora fa quando mio marito ti ha rotto il culo e adesso te lo allargo io molto di più.”
“Non è che mi spaccherai in due? le chiesi con molta apprensione.
“Solo un po', considerato che sei già ben aperta ma, come sai, il dolore passa presto.” rispose.
“Mi fai vedere quanto è grosso agganciato con la cintura?”le chiesi
S. non si perse d'animo, fini di stringere le fibbie della cintura, poi si fermò davanti a me.
“Guardalo e dimmi se pensi che sia davvero tanto grosso.” mi disse
Lo guardai e un brivido mi attraversò la schiena.
“Ma quanto è grosso? A me pare enorme, sono terrorizzata all'idea che mi possa veramente sfondare perché se è vero che ho un culo sodo e sporgente e altrettanto vero che ho un fico esile ” le dissi.
“Beh certo con 24 cm di lunghezza e 17 cm di circonferenza sono tanti ma, tranquilla, con tantissimo gel lubrificante e con un po' di pazienza, riuscirò a farlo entrare tutto, tranquilla.” rispose.
Quando sentii che mi stava spargendo una gran quantità di gel intorno al buco passando subito dopo a infilarne un'altra copiosa quantità dentro con tre dita e usarne altrettanta per ricoprire la grossa asta, capii che era arrivato il momento in cui il mio culo sarebbe stato davvero in pericolo.
S. mi appoggiò la cappella dietro lo sfintere anale, che speravo fosse già sufficientemente elastico e fosse quindi, pronto a quelle dimensioni ma, quando la sentii entrare, un nuovo e immenso dolore mi attraversò il corpo partendo dall'ano e poi propagarsi lungo la schiena.
Subito dopo avvertii la sua mano sinistra sul mio fianco mentre con la destra teneva dritta l'asta ed allora, in quel momento, capii che stava per entrare e mi venne spontaneo dirle di nuovo e con molta preoccupazione “Ti prego, entra piano, è davvero troppo grosso.”
“Tranquilla, so bene come fare. Falli come questo ne ho infilati a decine di culi sia di maschi che di femmine genetiche ma anche di trav e adesso anche ad una trans. Adesso fa' la brava, però e abbassa la testa sul letto ed alza bene il culo.” mi rispose giusto un secondo prima di dare un colpo secco del bacino e per fortuna che ero aggrappata alle lenzuola perché altrimenti sarei stata sicuramente scagliata oltre il bordo del letto.
Poi, anche l'altra mano mi cinse l'altro fianco e, subito dopo, con un nuovo colpo di bacino l'asta entrò aprendo ancora di più tutto quello che M. aveva già aperto quasi tre ore prima.
Per fortuna, l'enorme quantità di gel che era stato usato e che aveva reso scivoloso sia il fallo che il mio intestino funzionò alla perfezione riducendo abbastanza il dolore lancinante che avevo sentito. Poi, S. lentamente iniziò l'andirivieni dentro di me ed io lo sentii scorrere liscio sia quando spingeva che quando ritornava verso l'ano e, dopo qualche minuto, non lo sentii quasi più mentre il piacere cominciava a prendere il sopravvento e quei colpi così forti, che ovviamente percuotevano anche la prostata, mi portarono ad eiaculare più volte schizzi di sborra che, presto, impregnarono le lenzuola.
S. allora disse a Samuel di mettersi davanti a me e mi esortò a fargli un pompino giusto per spostare la mia mente sul piacere che avrei avuto nel succhiare il cazzone del ragazzo.
Mi fiondai, allora, sulla cappella di Samuel e la ingoiai continuando nel percorso fino alla base e lui iniziò a scoparmi la gola con ripetuti affondi e, perciò, mentre cresceva sempre di più il piacere che mi procurava la verga del mozzo così come i miei gemiti, tenendomi stretta per i fianchi mi disse.
“Continua a succhiarlo, fallo godere il mio giovane amante e continua fino ad ingoiare tutto il suo buon nettare bianco senza lasciar cadere neanche una goccia.” e riprese a sbattermi quel fallo enorme avanti e indietro per continuare la sua opera di totale apertura del mio culo.
Per fortuna, grazie alla grande quantità di gel e al crescente piacere dovuto al cazzone di Samuel che mi infliggeva continui affondi mentre mi teneva per il capo, cominciai a sentire sempre meno il fallo di gomma dentro di me.
Quando, poi, il giovane uomo avvertì che era in procinto di sborrare ed iniziò, perciò, ad andare sempre più velocemente lungo la mia lingua e a battere sul fondo della gola, anche S. aumentò la velocità del suo andirivieni ed io mi sentii, in quel momento, come una bambola di pezza in mano a due bambini che se la contendevano in una sorta di gara a chi era più bravo.
All'improvviso, Samuel quasi urlando, arrivò a godere e mi sparò sette, forse otto, fiotti direttamente in gola ed io per non soffocare, li ingoiai uno ad uno fino a quando non ne uscirono più mentre S. quasi gridava e malediva il fatto di non poter sborrare e che avrebbe voluto avere anche lei un vero cazzo per inondarmi le visceri con altrettanta sborra ma, dopo essersi sfilata da me, mi fece girare e, infilandomi la sua lingua in bocca, leccò e succhiò tutta quella che era fuoriuscita dalle mie labbra e, dopo, avermela fatta vedere sulla sua lingua, la ingoiò tutta in un sol colpo.
Smettemmo di fare sesso quasi all'alba e S. si dichiarò entusiasta di come era andata, Samuel mi disse che ero stata straordinaria e M. ci elogiò ripetutamente ma appariva davvero provato per tutte le seghe che si era fatto in continuazione.
“Domani, prenderemo il sole per gran parte della giornata, visto che ci sveglieremo parecchio tardi e la sera ricominceremo di nuovo tutto. Poi, spero di farti una sorpresa che ti farà molto felice ma non posso dirti niente al riguardo. Domani è un altro giorno!” disse S. con un sorriso malizioso e ne approfittò per un darmi un bacino sulla cappella.
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